domenica 4 marzo 2007

stazioni










L'inverno scorso prendevo spesso quei treni.
Partivo di sera ed era già buio, spesso con la nebbia che calava pastosa. I treni scavalcavano il crinale che divide in due il paese, in direzione della costa. Le stazioni ferroviarie della costa si somigliano tutte. Cambia solo la posizione: alcune sono rivolte al mare, altre invece ai colli.
Una volta mi sono addormentato.
Mi svegliai di colpo ed il treno era fermo in stazione. Semplicemente ho pensato che era la mia e sono sceso dal treno. Non ho notato niente di estraneo, tutto corrispondeva esattamente. Ho preso la strada di fronte come solitamente faccio. I negozi erano gli stessi. Sulla piazza del Comune la stessa vasca: non so se c'erano i pesci oppure no. Forse dormivano. Ho preso per le strade traverse. Non c'era nessuno in giro e camminavo di buon passo.
Una strada dietro l'altra sono arrivato in centro, dove avrei dovuto trovare la zona pedonale.
Avevo preso a destra e poi a sinistra, come sempre, ma non ne ero poi tanto sicuro. Non c'era anima viva cui rivolgere una domanda. Non un pub od un bar aperto. Un vago senso di timore si fece strada tra i miei dubbi. Anche se tutto mi sembrava uguale, tutto era differente: forse non ero più padrone delle mie percezioni?
Decisi di tornare sui miei passi.
Ritrovai la vasca, la piazza ed il Comune. In quel momento compresi che non erano proprio quelli che d'abitudine io conoscevo. Ma la strada di fronte alla Stazione era identica, con gli stessi negozi di scarpe e di abbigliamento, il noleggio dvd, il gazebo dell'edicola, la tabaccheria.
Le cittadine della costa si somigliano tutte.
Sempre l'inverno scorso, sempre su quei treni. Quella notte non dormivo. Guardavo il nulla brumoso fuori del finestrino. Avrebbe sicuramente gelato, quella notte. Il treno ha rallentato e poi si è fermato. Ho riconosciuto subito la mia cittadina. Ma mi ero sbagliato. Anche quella volta.
Le cittadine della costa si somigliano tutte. Sono le persone che fanno la differenza. Altri modi di essere soli. Non ci si guarda. Quanto a toccarsi, ancora meno. Quando ci si incrocia ed anche quando si hanno affari in comune.
Comunque quella volta, intenzionalmente sono sceso nella cittadina sbagliata. Ho preso la solita identica strada di fronte alla stazione, ho esaminato la piazza con la vasca dei pesci che forse dormivano o forse no, ed il Comune. Ho preso per le strade traverse e sono arrivato fino al lungomare. Le acque erano stranamente silenziose e tranquille, ferme. Non c'era anima viva in giro. Quasi senza rendermene conto sono tornato sui miei passi ad attendere un treno che mi portasse nella mia cittadina, uguale a tante altre.
Il treno rallenta. La notte è fredda. Nessuno mi aspetta: siamo adulti.
Sono sceso ed ho camminato, senza guardarmi intorno, il capo chino sulle punte delle mie scarpe alternanti.



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