martedì 28 novembre 2006

sull'orlo





Giù a Eboli c'è un tizio che dice di essere uno stregone. Ce ne sono molti così da quelle parti.
Dice che è stato sull'orlo del mondo ed ha guardato di sotto. Cos'hai visto? gli ho chiesto. E' buffo, mi ha risposto, non ho visto niente di diverso a quel che c'era quassù sull'orlo. Una copia esatta di me mi stava guardando di là sotto. Non mi sono accorto subito della somiglianza. Mi pareva di averlo rivisto, incontrato ed anche salutato.
Quando si viaggia si finisce per l' incontrare sempre le stesse persone dovunque si vada. Però io non ricordo mai come si chiamano. Così si finisce per dirsi cose tipo"Ti conosco? Non eri tu quel tizio nel ristorante con la grande vasca dei pesci a Rimini?" Alla fine ci si scambia sempre l'indirizzo su foglietti volanti che puntualmente vanno sempre persi, ma chi se ne frega?Non fa niente, perchè tanto prima o poi ci si rincontra.
Il mondo non è abbastanza grande, da un po' di tempo. Ne convengo anch'io. Ed è sempre anche troppo tardi. Insomma si è sempre in ritardo. E' tardi anche quando lascio l'ostello che mi ha ospitato. Non è colpa mia se è tardi. Io mi sveglio sempre in tempo. Anche per non fare niente. Evidentemente non riesco a stare orizzontale oltre una certa ora. Le 06.00 sono il mio limite invalicabile, sia ora legale o solare. Come se fossi io, una sveglia, e che qualcuno prima di andare a dormire mi avesse caricato e memorizzato per svegliarmi alle 06.00. Non mi metto a trillare o a suonare, ci mancherebbe, ma gli occhi mi si aprono di colpo e sono subito sveglio e prontamente raccolgo tutte le fregature della vita che mi sono accumulato negli anni e le indosso deciso come tutte le mattine a scrollarmene qualcuna di dosso nel corso della giornata. Mi sveglio bene, attutisco il peso con una certa nonchalance e con una bella dose di ottimismo quasi euforico. Trovo che questa sia una fortuna sfacciata.
Forse è solo la pressione un po' alta, ma il mattino per me ha davvero l'oro in bocca. Riflettendoci sopra, mi sento come chi l'avesse scampata bella solo svegliandosi, e la sensazione certa di avere ancora tempo per assaporare la vita.
Facendo la doccia scrivo un po' del mio diario, no non temere, non scriverò di te e nemmeno di me. Il mio diario è una specie di galleria lunga, come quella del Vasari che passa sopra il Pontevecchio, ritratti, ritratti, e qualche paesaggio, qualche statuina, qualche brandello di pensiero incolto e selvatico, qualche gatto appostato, pappagalli gialli, rossi, azzurri, verdi svolazzano, quello bianco con le striature celesti mi sa che sia un maschio, che ne dici? Vedi come s'avvicina a tutti gli altri e ci sta provando con tutti? Consulto la mappa e consulto pure il guardiano dell'ostello, perchè io sono di quelli che quando mi trastullo coi pensieri riesco a perdermi pure nel breve tragitto fino all'edicola all'angolo dove sono andato a comprare un po' di carta per accendere il fuoco: non c'è niente di meglio per accendere la legna umida di un buon quotidiano puzzolente d'inchiostro. Insomma sulla strada del ritorno mi son perso dietro a certe puttanate che ricamavano la carta e sono stato costretto a chiedere indicazioni ad una ragazzina a pancia scoperta e con una giacca a vento bianca ed azzurra. Quando finalmente sono riuscito a tornare all'ostello ho messo insieme i vestiti i libri che avevo sparso attorno. Sembrava che avessi vissuto sempre lì per anni. Son riuscito a mettere nello zaino tutto in un battibaleno e d'un tratto la stanza è sembrata molto vuota, nulla più che un letto solitario ed un mucchio di lenzuola sporche. E' stato come affacciarsi sull'orlo del mondo, come mi ha detto lo stregone d'Eboli. Ma io non vi ho visto un bel niente. Penso che sia meglio così. Sarebbe alquanto noioso sapere come andrà a finire. Insomma, è sempre tutto da scrivere, il futuro.

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