martedì 20 gennaio 2009

Urban Love


L' amore mi colse tra il primo ed il secondo piano, ma non mi fermai, nemmeno mi voltai, non era tempo per sentimentalismi, lo annotai con calma sul mio cellulare mentre sgambavo lesto verso la fermata del tram in piazzale Corvetto, Milano, o era Bombay? avrebbe potuto essere anche Marrakesh o Santiago o anche meno, una metropoli qualsiasi.
Sapete no? Sono tutte uguali. Comunque sempre di tram si trattava e sempre di corse allo spasimo per arrivare in tempo ad una porta, in quel caso Porta Romana (porta anche tua sorella Olga, se puoi, così ci divertiamo) - si diceva negli anni sessanta - ma naturalmente persi il tram, della metropolitana manco a parlarne, era troppo distante, vado a piedi, mi dissi, prendo una scorciatoia, e subito mi chiesi chissà perchè mi son messo queste scarpe. Domandai, dove mi trovo(? per favore), io perso nella metropoli, ad un biondino che ne sapeva quanto me e me lo disse con un certo garbo, io vengo da fuori sono un po' rumeno, allora lo chiesi ad un altro che sembrava muoversi sicuro, sembrava proprio del quartiere là in via Watt, invece era lui che aveva bisogno di consigli sulla sua mappa, era davvero sconsolato - alla seconda occhiata eraanche un po' maghrebino, ma non puzzava di deserto, nemmeno di campagna assolata, forse sapeva un po' di mare, ma sapete com'è stare su un barcone in procinto d'affondare per ore? Decisi che la prossima volta non mi sarei fatto fregare.
Volevo un milanese puro o quasi. Un ragazzo col ciuffo, a spasso coi cani sembrava facesse proprio al caso mio, s'era mai visto un musulmano con un cane al guinzaglio? No, eh? per loro è carne impura, proprio come quella d'un maiale - voi andreste a spasso con un maiale? Però i cani questa storia dell'impuro mi sa che l'abbiano annusata perchè ringhiano sempre dietro ai maghrebini, dev'essere per una sorta di memoria collettiva, infatti il ragazzo col ciuffo disse no, io non lo so, ma accarezzava i cani, allora io lo guardai meglio, riflettei e gli dissi scommetto che tu sei un tamil, sorrise allegro come solo loro sanno sorridere, iniziando dagli occhi per finire tra i denti, e gli sorrisi anch'io, perchè il catamarano - la barca dei miei sogni - l'hanno inventato loro, di nome e di fatto, e di questo c’era da ringraziarli e da offrirgli un camparino, ma dove avrei potuto trovare un milanese o quasi, a piedi, in giro da quelle parti?
Mi parve chiaro che fossero tutti in fuga nel fragore della strada con le due, tre, quattro, cinque, sei ruote cogli scappamenti fumiganti.
Alla fine d'un paio di chilometri di muro mezzo diroccato che mi separava da chissà quale paradiso nascosto a corredo di quasi dignitose case popolari dalla parte opposta, dovetti scegliere tra il percorso frammentato dai cantieri di destra ed il percorso costeggiato di fabbriche dismesse a sinistra.
Virtualmente caricai un vecchio Carcano '91, innestai la baionetta e partii all'assalto degli sconnessi inselvatichiti da quella specie di solida e tagliente gramigna di città che si nutre d'asfalto, vetro, plastica e cemento. Ma che ci faccio qui? mi domandai, visto che l'avevo quasi dimenticato.
Ormai mi nutrivo d'una disperazione d'ottima qualità dato il luogo particolarmente esistenziale, decisi quindi di cambiare vita e sospinto dalla nostalgia di casa che soffiava ormai come un fresco maestrale, presi la strada del ritorno al mio monoloculolocale pittato fresco fresco di celeste pastello. Mi sarei acquattato sospiroso dietro la porta in attesa dell'amore, pronto di nuovo a scendere o salire le scale al minimo scalpiccìo di quei passi di cui conoscevo la tensione dei glutei sodi e la stupefacente spinta pelvica, sperando che il vicino non se n'avesse a male se gli avrei usato un po' la moglie. Solo un po', niente di più, niente di meno, come in fondo ero convinto facesse anche lui. D’altronde non era più tempo di volare alto e lo stare rasoterra a volte stanca, ci sono sempre angoli da doppiare, ostacoli da saltare, strade da attraversare, quartieri in cui perdersi, e poi chi si ricordava, allora, cos'era l’amore? Lo percepivo come una bella sbornia, un black-out, forse sarebbe stato meglio definirlo un come-in, comunque qualcosa per dimenticare o poco più. E come tutte le sbornie ad un certo punto passa, non necessariamente al mattino dopo, certe volte dura anche un po' di più, ma quando passa, passa. E lascia sempre la solita schifosa bocca amaro metropolitano.


2 commenti:

  1. ma almeno tu li appunti sul cellulare, i sentimentalismi.
    io sulle unghie, vanno via con la prima doccia.
    buona serata.

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  2. conosco amori che lasciano stropicciati... altri feriti dentro... altri che svaniscono nelle mani appena li acchiappi o che muoiono lentamente mentre li vivi... ma ne ho bisogno sempre come dell'aria

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