venerdì 1 dicembre 2006

presente!





Appoggio i gomiti sulla sbarra della sponda inferiore della branda e ti guardo, coi miei pugni chiusi sulle tempie ti guardo. Non so se ti sia chiaro il messaggio che i miei occhi ti stanno inviando. Gli altri non se n’accorgono, hanno il loro cristallino velato dalle lacrime, e si sa che le lacrime distorcono la realtà.
Ci siamo. Siamo agli sgoccioli. O meglio: tu sei agli sgoccioli, quindi dovrei dire peggio? Lo sai tu e lo so io. Carogna, maledetto schifoso, pezzo di merda, hai voce abbastanza per far voltare tutte le teste in direzione del tuo letto. Continui a offendermi ed il tuo odio schizza fuori da due pupille che sembrano chiodi. Vorresti infilarmeli nel cuore come ad un maiale, è questo che pensi, vero?Ci sono intorno a noi persone che fingono che così non sia. E' sicuro che ti amano. Piangono senza singhiozzi, non vogliono che tu capisca di essere alla fine dei tuoi giorni. Guarda che non ti guardo negli occhi per prendermi gioco di te. Ti guardo negli occhi perchè mi domando cosa ci faccia io qui, in questa stanza d'ospedale, tra queste persone che frignano. Non sento niente. Niente che si muova dentro di me. Ho solo voglia di andarmene a fumare una sigaretta, ch'è già troppo tempo che non fumo. Io stento a credere che qualcosa ci leghi. Hai capito, sì? Mi domando cosa ci sia di vero nelle migliaia di pagine che affermano la forza della voce del sangue. Io sono la prova vivente che sono tutte falsità. Il sangue non ha voce. Ilsangue di per sè non ha sentimenti.
Il sangue è solo rosso.
Il sangue è caldo.
Il sangue nutre.
Il sangue è cibo per il corpo. Per l'anima ci vuole ben altro. La parte della mia anima che ti conteneva, si è prima intorbidita, poi è marcita. Gli enzimi dell'odio se la sono smaltita tutta. Ora lì c'è solo il vuoto, una specie di buco nero, una specie di tubercolo. E non m'importa se mi guardi come se volessi uccidermi. Di occhiate così, me ne hai sempre rifilate tante. Così tante che mi ci sono abituato. Non mi fanno nè caldo nè freddo.
Mi annoia tutta questa gente intorno che s'immagina chissà che cosa, dato che non sono al corrente o fanno finta di non esserlo o si sono dimenticati di tutto, dato che non li riguardava da vicino. Qualcuno mi guarda come se mi volesse consolare. Non darti pena, ci dovevi pensare prima, adesso è troppo tardi, non lo vedi? Maledetto bastardo, vigliacco, sibili a denti stretti
e mascelle strette, continui ad offendermi ed il medico si sente obbligato a dirmi che è colpa delle sostanze che ti hanno infilato nel corpo attraverso le vene. Ed allora perché offende solo me? gli chiedo, con tutta questa gente che ha intorno. Il fatto è che lui non conosce mica tutta la storia. La conosciamo solo io e te. In ‘droga veritas’, presumo. Sei agli sgoccioli, ormai, ma sento che quel che ti fa più rabbia non è tirare il calzino, ma l’impossibilità di darmi un’altra delle tue memorabili lezioni con knock-out finale.

Sono passati anni, da quel giorno. Sei là, da qualche parte in quel vecchio cimitero sulla collina, quello dove andavo a fare scorribande cogli amici. Che ricordi, ragazzi.
Si gode una bellissima vista, da lassù. Si vede tutta la valle e il Golfo si apre nella sua interezza e bellezza da sud ad ovest, facendo da cornice alle isole dell’arcipelago, azzurre nell’azzurro. Al tramonto, il sole brucia il paesaggio coi rossi fiammeggianti. La Stella Maris appare subito, ancor prima che il sole scompaia del tutto.
Non sono mai venuto a trovarti, al cimitero, è una specie di giuramento che mi sono fatto il giorno che te ne sei andato. Ma non ho mai smesso di pensarti. Non mi rendo nemmeno conto perchè tu mi sia sempre intorno. Ci siamo lasciati peggio delle bestie feroci che si sbranano nella lotta per l'ultimo brandello di carne.
All’appello rispondi sempre: Presente.
Come mai sento sempre la tua presenza? Non la tua mancanza. Presente..? Non dirmi che vuoi venire a Roma con me?
Non lo sopporterei.





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