martedì 28 novembre 2006

spiriti vaganti





Vago nella selva cittadina, la selva alternativamente calda e perplessa di quest'umido novembre. Non sto cercando di trovare nessuna parte mancante di me e realmente non cerco nemmeno di aspettarmi troppo dai dintorni in qualsiasi senso particolare, niente da prevedere, insomma, perciò mi stupisco di un pensiero particolarmente sorprendente che mi schizza nella mente vagabonda. Ad appena un pollice dal mio naso ch'è guidato dal bordo del marciapiede e lì sta incollato ad un indirizzo altrove e senza pretese, una spiralina di profumo m'apre gli occhi su una certa visione impulsiva ed incolpevole, del resto l'ago magnetico segna sempre il nord e senza poter fare resistenza. La ragazza è là, stranamente nota eppure sconosciuta, piccola nei suoi denim e con il taglio di capelli da redskin ed un sorriso le nasce sulle labbra appena il mio sguardo le ruzzola intorno perso e ritrovato di questo incontro che il destino ha cospirato e improvvisato e organizzato per me. Sorride della mia incertezza stupita, quasi che se l'aspettasse ebbene sì, sono qui, perchè tanta sorpresa? In un altro tempo l' ho incontrata ed ho interferito con il suo viso, me lo sento attraverso il calcestruzzo che calpesto e che si è messo a tremare sotto i piedi e la gola secca che mi dice tira fuori il mio colluttorio preferito, mentre la strada si è fatta piccola fino quasi a sparire e la mente si confonde nello stendere assurdi piani d'azione.
Alternandomi fra il non desiderare d'essere notato affatto da chiunque, e dal voler esser notato da lei, le cammino giusto avanti di un mezzo passo, ed allora naturalmente mi prende un po' d'eccitazione poichè sono o non sono, farò o non farò e cosa farò nella città grande con la luce vivida al neon che illumina tutte le ragazze e l'alcool libero tutto intorno? Ed una volta, ve lo giuro che ho visto i suoi piedini piccoli vacillare in un certo modo, o ero io che vacillavo nel senso che stavo bevendo vino poco costoso e forse troppo ed anche lei mi sembrava completamente andata e beveva con un certo tipo giovane, riccio, esuberante e vestito di velluto nero.
Vorrei comunicare con lei in un modo qualsiasi, dirle che di lei mi ricordo, chiederle come sta, quando un testarasa biondo le si fa vicino e più vicino a lei e lei dichiara il gioco abbracciandolo e rivolgendogli il suo sorriso dolce e quei piedini vacillanti e quegli occhi blu ed il testarasa la ferma tra le sue braccia, la stringe e la bacia. La folla anonima riappare d'un tratto e riprende quella sua faccia avvilente ed avvilita e mi reclama la strada ed il marciapiede che temporaneamente avevo abbandonato per l'altrove.
Tuttavia forse tutto non è perso, ho fatto caso a certi incastri del destino che di quando in quando passo in rassegna e chi può dire ch'io non riveda mai più quei piedini vacillanti o il dov'eri finito sorridente di quel viso, sotto una luna piena? Benchè io creda che da sola la volontà valga meno dello zero, ed il mio timore per le pene in fondo non sia granchè e gira il mondo gira che per Roma ci sono altri percorsi e altre locomotive si fermano alla stazione, percepisco un senso di piccola perdita proprio come se avessi perso un treno. E la visione in denim, intravista nella folla estranea, scompare.

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